EVIDENCE E' IL TERZO ALBUM REALIZZATO DALL' EX VOCE DEGLI STORICI ULTRAVOX IN COLLABORAZIONE CON BEN BENGE EDWARDS, VERO E PROPRIO ESTETA DEL SYNTH MODULARE E DEL MOOG. SEMBRA CHE IL FUOCO CREATIVO DI JOHN FOXX SIA LUNGI DALL' ESAURIRSI, REGALANDO UNA PERFORMANCE AD EFFETTO, ROMANTICA CERTO, MA SEMPRE RISPETTOSA DI UN DIKTAT SPERIMENTALE. MELODIE GLACIALI E SYNTH PULSANTI, CORREDATI DALL' APPORTO VOCALE SEMPRE PERSONALISSIMO DI FOXX, CHE PIU' DI UNA VOLTA SCEGLIE IL RECITATO AD EFFETTO. UN LAVORO CHE SEMBRA LAVORARE AD UNA COSTRUZIONE ELETTRONICA DAVVERO SENZA TEMPO!

OSPITI SPECIALI: SOFT MOON, MATTHEW DEAR E XENO & OAKLANDER

IL SOUND RALLENTA E L’ATTITUDINE SI FA PIÙ SPERIMENTALE E FRAZIONATA, INDUGIANDO SULLE COMMISTIONI CREATESI CON NUOVI E NUMEROSI OSPITI, CHE SE POSSIBILE ENFATIZZANO L’INTERPLAY SU CUI POGGIA LA SECONDA (TERZA?) GIOVINEZZA DELL’ARTISTA DEL LANCASHIRE. CI SI IMBATTE COSÌ IN SINGOLARI MUTAZIONI, COME QUELLA DEI SOFT MOON CHE, PRESENTI NELLA TITLE TRACK, ABBANDONANO LE LORO ABITUALI CLAUSTROFOBIE METROPOLITANE IN FAVORE IN UNA MORFINICA APOCALISSE SPAZIALE, DI XENO & OAKLANDER CHE, IN “THAT SUDDEN SWITCH”, VIRANO DALLE LORO MELODIE LINEARI PER APPRODARE - GRAZIE AL FILTRO FOXXIANO - A UNA SORTA DI MANTRA GLACIALE, COSÌ COME IL MATTHEW DEAR DI “TALK” FINISCE COL RISCOPRIRE A TINTE NUOVE ALCUNI SUOI SOPITI AFRORI, SOSPESI FRA MINIMAL E DUBSTEP. (ONDA ROCK VOTO 7)

DEAD OCEANS E' DAVVERO EMOZIONATA NEL PRESENTARE LA MUSICA DEI NIGHT BEDS. L'ULTIMA SENSAZIONE MESSA SOTTO CONTRATTO DALL'INDIPENDENTE AMERICANA E' STATA SCOPERTA FORSE NEL MODO PIU BANALE PER L'ERA DIGITALE. UN SEMPLICE MESSAGGIO DI POSTA ELETTRONICA CON UN BRANO IN ALLEGATO, TANTO E' BASTATO A FAR SCATTARE LA SCINTILLA. LA VOCE DEI NIGHT BEDS, WINSTON YELLEN, ARRIVA DA NASHVILLE VIA COLORADO SPRINGS. IL 23ENNE MOSTRA DI AVERE TUTTE LE LICEE IN REGOLA PER AFFRONTARE A TESTA ALTA IL CIRCO DEL ROCK, NON TEMENDO CONFRONTI CON AUTORI - GIA AFFERMATI - QUALI MARK KOZELEK O SEMPLICEMENTE PASSATI ALLA STORIA (VEDASI ALLA VOCE GRAM PARSONS). AMERICANA? COUNTRY SOUL?DI CERTO E MUSICA DAI GRANDI SPAZI, PROFONDAMENTE DESCRITTIVA. PARTE DEL DISCO E' STATA REGISTRATA NELLA VECCHIA DIMORA DI JOHNNY E JUNE CARTER CASH

…SUONA CANZONI CHE SEMBRANO PROVENIRE DA UN’ALTRA EPOCA E CHE DEL TUTTO INCIDENTALMENTE S’INCROCIANO CON L’ATTUALITA’. IL POST FOLK DI BON IVER (FAITHFUL HEIGHTS), IL SONGWRITING DI DAMIEN JURADO (RAMONA), L’ALT.COUNTRY DEI FLEET FOXES (22) E L’ETERNA OMBRA DI NEIL YOUNG (WANTED YOU IN AUGUST). PREDESTINATO? (RUMORE FEBBRAIO, VOTO 8)

NOTTURNO È INFATTI LO SPIRITO DEL DISCO, A PARTIRE DALLA LOUNGE INCALZANTE, CON ARCHI E PIANOFORTE E UNA PENETRANTE LINEA DI BASSO, CHE INTERROMPE IL FALSETTO BONIVERIANO DI “WANTED YOU IN AUGUST”; DALLE PREGHIERE ATEE E DISPERATE DI UN’ANIMA SMARRITA, NEGLI A CAPPELLA VAGAMENTE E INCURANTEMENTE SGRAZIATI DI “EVEN IF WE TRY” E “FAITHFUL HEIGHTS” (DALLE PARTI DI JEFF BUCKLEY). (ONDA ROCK FEBBRAIO, VOTO 7,5)

LA VISIONE MUSICALE DI RUBAN NIELSON, NEO-ZELANDESE CON RESIDENZA A PORTLAND, PARTE DALL' ESPERIENZA DELL HOME RECORDINGS, FONDENDO IN MANIERA SOTTILE PSICHEDELIA, RITMICHE FUNKY, SOUL E PERCUSSIONI SPARTANE. DOPO AVER TROVATO DUE SODALI NELLE FIGURE DI JACOB PORTRAIT (BASSO) E GREG ROGOVE (BATTERIA), SI IMBARCA ALLA CONQUSITA DELL' AMERICA SPALLEGGIANDO GRIZZLY BEAR E LIARS. QUESTO NUOVO ALBUM E' UNA DELIZIA PER L' UDUITO ED IL PALATO, SERVENDO UN ECCENTRICA COMBINAZIONE DI MUSICA LISERGICA E FUNKADELIA, SEGUENDO PISTE ADDIRITTURA PROGRESSIVE. UNA COLLISIONE CHE SI ACCENDE NELLA MENTE DI NIELSON, CAPACE DI FAR CONVOGLIARE PINK FLOYD, SLY & THE FAMILY STONE E ADDIRITTURA PRIMI SOFT MACHINE NELLO STESSO IDEALE FORZIERE.

…PENSATE A UN ESPERIMENTO ORDITO DA GRIZZLY BEAR, TAME IMPALA E BLACK MOUNTAIN, NEOCOMPAGNI DI SCUDERIA. ONE AT A TIME FAREBBE INVIDIA AI BLACK KEYS IN UN DINAMITARDO FRULLATO DI ELETTRICHE, GROOVE E FIATI, MENTRE THE OPPOSITE OF AFTERNOON E’ SLOW GARAGE CHE RICHIAMA CERTI FLAMING LIPS E NO NEED FOR A LEADER E’ MACCHINA DEL TEMPO PER UN MAC DEMARCO PROIETTATO NELL’ERA DI RIFF ALLA BLACK SABBATH (MUCCHIO FEBBRAIO, VOTO 8)

…IL LORO SECONDO LAVORO VA ALLA RICERCA DEL POP PERFETTO, ATTRAVERSO ROCAMBOLESCHI COSTRUTTI BEATLESIANI, CIRCOLARI MELODIE ELETTROACUSTICHE E SPESIS GROOVE DA BLAXPLOITATION. IL TUTTO SENZA CEDERE AL DIKTAT DEL VERSE-CHORUS-VERSE, MA FORTE DI UN APPROCCIO FREE FORM, CHE NEI SETTE MINUTI DI MONKI (IMPOSSIBILE JAM FRA SLY STONE E PINK FLOYD) RAGGIUNGE LA SINTESIS PIU’ SINCERA (RUMORE FEBBRAIO, VOTO 7)

I VOCALS DI NIELSON, CONTINUAMENTE HIGH-PITCHED, QUASI LISERGICI, VANNO DI PARI PASSO CON I TESTI SENZA SPIGOLI PROFUMATI DI BLACK HUMOR (“ISOLATION, IT CAN PUT A GUN IN YOUR HAND”) E CON LE VELLEITÀ DISTACCATE E FUORI DAL MONDO DI COMPARI QUALI ARIEL PINKE TAME IMPALA. ANCHE NON AGGIUNGENDO NULLA DI STRAORDINARIO AL LUNGO FILONE REVIVAL, GLI UMO TROVANO SICURAMENTE PIÙ CONTINUITÀ E SPESSORE ... TRA LE DIECI MELLOW JAMS DI II, L’EPISODIO PIÙ ECLATANTE SEMBRA ESSERE SO GOOD AT BEING IN TROUBLE, CHE RICORDA PROPRIO LA BELLA BABY DI ARIEL. ENTRAMBE STRIZZANO L’OCCHIO ALL’OLDSCHOOL R'N'B, MENTRE DI SOPPIATTO INFILANO UN CHORUS KILLER ESTREMAMENTE CONTAGIOSO. (SENTIRE ASCOLTARE FEBBRAIO, VOTO 7)

REDUCE DALLA SBORNIA POST-ESORDIO – TOUR DI SPALLA AI GRIZZLY BEAR, ELOGI SU PITCHFORK; TUTTO PER UNA TRACCIA ANONIMA SU BANDCAMP – IL NEOZELANDESE RUBAN NIELSON SI POSIZIONA SUL VANTAGGIOSO TRESPOLO DELLA JAGJAGUWAR, A RUOTA DELLE ANTILOPI AUSTRALIANE, CON LA SUA PSICHEDELIA ALTRETTANTO FASCINOSA, RISUONANTE DI BEATLES (“FROM THE SUN”, “THE OPPOSITE OF AFTERNOON”, “SECRET XTIANS”) MOLTO PIÙ CHE NEL PASSATO (RUFFIANISSIMI GLI SGHEMBI SPASMI DI QUELLA “FFUNNY FFRIENDS” DA CUI TUTTO EBBE INIZIO), CON PUNTE DI BLUES-ROCK ALLA CREAM (“ONE AT A TIME”, “NO NEED FOR A LEADER”) E UNA BALLATA CHE SEMBRA VENIRE DA “BROTHERS” (“SO GOOD AT BEING IN TROUBLE”). (ONDA ROCK FEBBRAIO)

THE MAN WHO DIED IN HIS BOAT E UNA RACCOLTA DI MATERIALE INEDITI CHE LIZ HARRIS AKA GROUPER HA CONCEPITO NELLA SECONDA META' DELLO SCORSO DECENNIO, PIU' O MENO IN CONTEMPORANEA CON LA PUBBLICAZIONE DI DRAGGING A DEAD DEER UP A HILL. VERA E PROPRIA ARTISTA DEL SUONO, LIZ CI RICORDA COME LA SUA RICERCA ABBIA OLTREPASSATO I CONFINI DELLA PIU' ETERA WAVE, INCORPORANDO NEL SUO CAMMINO ELEMENTI DIVERSI, SEMPRE AL SERVIZIO DI UN INTIMO LIRISMO. DISCO CHE RICHIAMA LA SCUOLA 4AD (DAI COCTEAU TWINS AI THIS MORTAL COIL), IL DREAM POP E LA DRONE MUSIC. UN INCANTO.

PER COMPRENDERE PERO’ L’ULTIMO THE MAN WHO DIED IN HIS BOAT BISOGNEREBBE TORNARE AL DRAGGING A DEAD DEER UP A HILL DEL 2008: TRATTASI NEL PRIMO CASO DI MATERIALE – INEDITO – COEVO DEL SECONDO: E’ IN QUEL SENSO CHE SAREBBE OPPORTUNO GUARDARE, CIOE’ A UN PERIODO IN CUI SEMBRAVA GIUSTO IL RECUPERO DEL POP SOTTOSTANTE ALLE COLTRI DI FUMO DELL’EFFETTISTICA (RECENSIONE BOXATA SU MUCCHIO FEBBRAIO)

POI ARRIVA IL LATO PIÙ STORDITO E LISERGICO DEL SUO SUONO. I TRASCORSI DA APPASSIONATA ASCOLTATRICE SHOEGAZE NON LI HA MAI RINNEGATI, NÉ TANTOMENO I PUNTI DI CONTATO CON LA RURAL PSICHEDELIA DEI FLYING SAUCER ATTACK. E' FIN TROPPO EVIDENTE CHE BRANI COME BEING HER SHADOW, DIFFERENCE (VOICES) E QUELLA PICCOLA PIECE COMPLETAMENTE FUORI DAL MONDO CHE È STS FURONO SCARTATI PERCHÉ TROPPO IN LINEA CON IL MOOD DI WIDE E COVER THE WINDOWS AND THE WALLS, OVVERO CON UN TASSO DI EFFETTISTICA SULLA VOCE OLTRE IL LIVELLO DI GUARDIA E LE CHITARRE TRATTATE AL DELAY, IN UN MODO CHE NON A CASO RICORDA IL TARDO ROY MONTGOMERY DI THE ALLEGORY OF HEARING. THE MAN WHO DIED IN HIS BOAT È UN DISCO AGEVOLE, MELODICO, FACILMENTE ACCESSIBILE. HA QUALCOSA DI PIÙ DEL CLASSICO FASCINO DELL'ALBUM DI B-SIDES, PIENO COM'È DI BRANI AD ALTEZZA DI CLASSIFICA CHE FARANNO IL LORO EFFETTO E CONSOLIDERANNO LO STATUS DELLA MUSICISTA DI PORTLAND. (SENTIRE ASCOLTARE FEBBRAIO, VOTO 7,5)

…NEBBIE LO-FI A PERDITA D’OCCHIO, ARPEGGI ACUSTICI DOLENTI NELLA NOTTE PIU’ NERA E UNA VOCE LIQUIDA CHE RILASCIA ECHI DI DEPRESSIONE TERMINALE TRA LE PARETI DI UNA CAMERETTA SEMPRE MENO OSPITALE. UNA MEZZA MANCIATA DI EPISODI (TRA CUI LA TITLE TRACK) ABBOZZANO UNA LINEA MELODICA PROPRIAMENTE DETTA MA LADDIFERENZA E’ SIGNIFICATIVA SOLO NELLA CONCLUSIVA BALLATA LIVING ROOM (BLOW UP FEBBRAIO)

KRANKY
0796441817627
KRANK176
KRANK176LP
CD/LP 12,75/16,25

DA TORINO, IL DEBUTTO DEL PROGETTO NIAGARA, CONCEPITO DA DAVID TOMAT (TOMAT/ N.A.M.B./ GEMINI EXCERPT) E GABRIELE OTTINO (N.A.M.B. / MILENA LOVESICK/ GEMINI EXCERPT). LA LORO MUSICA NASCE DA IMPROVVISAZIONI SPONTANEE, IN CUI LA RICERCA SUL SUONO E IL FINE ULTIMO DI UN APPROCCIO VOTATO ALLA SPERIMENTAZIONE NEI MEANDRI PIU' ESTESI DEL POP. GUARDANDO LONTANO AI BEATLES DI SGT.PEPPER, COME AD EROI DELLA NUOVA PSICHEDELIA COME FLAMIIN LIPS ED ANIMAL COLLECTIVE, I NIAGARA SI PONGONO ESATTAMENTE AL CROCEVIA TRA CANZONE D'AUTORE E PENSIERO AVANTGARDE. UNA SCOMMESSA VINTA.

IL DISCO E’ RIUSCITISSIMO, FRUIBILE, CREATIVO E GIUNGE, A DISPETTO DELL’ALLURE FLAMING LIPS CHE SICURAMENTE CARATTERIZZA LE INTENZIONI, AD ALLINEARSI CON LE MIGLIORI PRODUZIONI DREAM POP CHE FIORISCONO DA QUALCHE ANNO SULLE DUE SPONDE DELL’ATLANTICO. UN ESORDIO COI FIOCCHI. FIOCCHI DI NEVE IMPALPABILE E LEGGERA (BLOW UP FEBBRAIO)

IN TALUNI EPISODI SEMBRA DI SENTIRE I BEATLES DI SGT PEPPER CHE INCONTRANO GLI AIR (E’ IL CASO DI ETACARINEA), IN ALTRI (WATERSHIPDOWN) SI EVIDENZIANO RICERCHE SIDERALI ALLA FLAMING LIPS. UN LAVORO DAL RESPIRO INTERNAZIONALE PER UNA PRODUZIONE AL DI SOPRA DEGLI STANDARD DEL BELPAESE (RUMORE FEBBRAIO, VOTO 8)

IL PUNTO DI CONGIUNZIONE TRA I VARI IMMAGINARI È UNA SORTA DI HUMUS LISERGICO E ONNICOMPRENSIVO À LA FLAMING LIPS - ADATTATO OVVIAMENTE AI CANONI ESTETICI DEI NOSTRI - CHE CONTRIBUISCE A DESTABILIZZARE E A RENDERE PIÙ FLESSIBILE UNA FORMULA POTENZIALMENTE STEREOTIPICA, VISTA LA DIFFUSIONE A TUTTE LE LATITUDINI DEL SOUND DI RIFERIMENTO. IN OTTO INVECE NON CI SI ANNOIA MAI, I BRANI LAVORANO DI CESELLO E IL SOUND MANTIENE, ANCHE SULLA LUNGA DISTANZA, CONSAPEVOLEZZA, TRASVERSALITÀ E UNA FRESCHEZZA CHE NON CREDERESTI POSSIBILE.(SENTIRE ASCOLTARE FEBBRAIO, VOTO 7,5)

IL PROGETTO DEL TOSCANO MARCO BIANCIARDI SI ARRICHISCE DI NUMEROSI E NUOVI COLLABORATORI, GIRANDO SULL’ASSE ITALO-TEDESCA. UN DISCO CHE GRAZIE ANCHE AD UNA STRUMENTAZIONE ATIPICA – CHE PREVEDE ANCHE L ‘UTILIZZO DI OUD, VIBRAFONO, THEREMIN  E PERCUSSIONI ASSORTITE – METTE IN FILA EPISODI A CAVALLO TRA UN ROCK SPERIMENTALE ED UN JAZZ DAI TRATTI SICURAMENTE AVANT. SPICCANO SICURAMENTE TR AI COLLABORATORI I NOMI DEL PIANISTA AUSTRALIANO CHRIS ABRAHAMS (DELL’ORMAI LEGGENDARIO TRIO THE NECKS) E DEL POLISTRUMENTISTA TOSCANO JACOPO ANDREINI. UN LAVORO CHE VI CONQUISTERA’ ASCOLTO DOPO ASCOLTO.

"I SOMNAMBULIST COLPISCONO NEL SEGNO CON RARA COMPATTEZZA. SOPHIA VERLOREN È UN'OPERA AL NERO, DIFFORME E COMPLESSA." (ROCKERILLA GENNAIO)

"POST ROCK IN FORMA CANZONE?" (IL MANIFESTO GENNAIO)

"RIUSCIRE A TRADURRE IN PAROLE LA MUSICA DI THE SOMNAMBULIST È UN'IMPRESA ARDUA: SOPHIA VERLOREN È UN ALBUM ESTROSO, PER SUA NATURA INSTABILE ED ECLETTICO." (SHIVER GENNAIO)

"UNA BAND DI CUI SI STA PARLANDO INSPIEGABILMENTE TROPPO POCO." (SENTIREASCOLTARE GENNAIO)

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