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SBR128CD

Follakzoid, Chilean Psych

I Föllakzoid hanno iniziato circa setti anni fa con la volontà di creare un’esperienza quasi trascendentale tra gli amici di lunga data Diego, Juan Pablo e Domingo. Provenienti da Santiago, Chile, rappresentano non solo la punta di diamante della scena locale, ma anche una delle più versatili realtà di tutto l’underground sudamericano. Informati in maniera quasi telepatica dalle antiche tradizioni musicali delle Ande, i ragazzi hanno progressivamente iniziato ad integrare le influenze più sacre con i suoni contemporanei, creando atmosfere allo stesso tempo ricche e minimali. Il numero romano III indica per l’appunto la terza fatica da studio, un luogo in cui sigillare remote esperienze guardando in prospettiva il futuro.

Una svolta timbrica che pur basandosi su figure ripetute ed atmosfere solo apparentemente monocordi, vuole stabilire un ponte con altri universi sonori. Ne consegue una svolta quasi capitale. Dopo aver appunto registrato e mixato l’album presso il proprio studio  (nel piccolo edificio della BYM Records), i nostri  chiamano all’appello un gigante dell’elettronica tedesca – come potremmo definirlo altrimenti ? – quale Atom TM, maestro insindacabile che molti di voi conosceranno anche con gli alter ego di Lassigue Bendthaus e Senor Coconut. A lui spetta ricreare le parti sintetiche del disco, rifacendosi ad un taglio letteralmente analogico. Suoni atonali, alla ricerca di frequenze concrete e glitch organici. Tanto che il sintetizzatore Korg  utilizzato da Uwe fu in principio nell’equipaggiamento dei Kraftwerk in un tour degli anni ’80. Fu proprio Florian Schneider a donarlo esplicitamente al musicista. Da ciò consegue un viaggio minimale in quattro parti dove potrete ascoltare il linguaggio dei Föllakzoid svilupparsi in qualcosa di più oscuro e tagliente, con un occhio particolare al groove. Negli anni passati la band ha letteralmente trionfato sui maggiori palchi europei ed internazionali, raccogliendo unanimi consensi al Primavera Sound Festival (Porto e Barcelona), ATP Festival in Gran Bretagna, Musique Volantes a Lyon e Lollapalooza in Chile. A pochi mesi dalla pubblicazione dell’album il gruppo salirà sull’iconografico palco dell’ Austin Psych Fest, per celebrare questa sua incredibile metamorfosi.

http://www.youtube.com/watch?v=coBQQMxJlSo

moon-duo-Shadow-of-the-Sun

Moon Duo, Psychedelicatessen

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I Moon Duo hanno iniziato a lavorare al loro ultimo album durante un periodo in cui hanno affrontato una nuova e quanto mai curiosa realtà. Liberi da qualsiasi consegna ed aspettativa, pronti ad andare di nuovo on the road, Ripley Johnson (Wooden Shjips) e Sanae Yamada sperimentano un cambio radicale nella loro percezione della realtà. Come all’inizio di un viaggio lisergico, o al margine di un burrone, quando le ombre convergono misteriosamente nella luce,  la loro esistenza ha iniziato a trasformarsi in un sogno surreale, per poi tornare di soppiatto all’attualità. Piani di percezione instabili, cui il gruppo ha risposto con un’immersione totale nella musica, pur di riguadagnare un pizzico di lucidità. ‘Shadow of the Sun’ (Sacred Bones) è così il risultato di alcuni mesi spesi in un limbo tutt’altro che consolatorio.  Lavorando in parallelo in un oscuro scantinato in quel di Portland e a piano terra nella solare San Francisco, questi nuovi suoni e canzoni variano drammaticamente di groove in groove, rivelando tessiture sonore in precedenza inesplorate dal duo.

Il brano ‘Night Beat’ con i suoi ritmi simil-dance è un tentativo di accettare gioiosamente la sfida, mentre ‘Wilding’ ribadisce i più familiari territori del Moon Duo rifugiandosi in figure ripetitive e  riff quasi escapisti. Altrove la band si abbandona completamente al trip , scontrandosi con i ritmi fuzz di ’Slow Down Low’ e ‘Free the Skull’ foraggiando poi le certezze narcotiche di ‘In a Cloud’, forse la cosa più prossima alla psichedelia inglese che il gruppo abbia mai proposto (le pagine sinuose del catalogo Spacemen3, in primis). Per dare un sapore ancor più esotico all’album il duo si accampa a Berlino per mixare il tutto con il beatmaker finlandese Jonas Verwijnen presso i Kaiku Studios. E’ qui che decidono di ribaltare completamente il fuoco sull’album, incrementando l’esposizione dell’obiettivo. Tecniche non convenzionali che rivedono il loro disegno psych-rock, alla fine di quel trip dal titolo ’Shadow of the Sun’.

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