Bettye LaVette performing at the Highline Ballroom, 5/26/10, New York City
Bettye LaVette è una vera e propria leggenda musicale, con un carriera di oltre 50 anni alle spalle è oggi riconosciuta tra le più grandi interpreti della musica soul e pop. Una carriera strepitosa fatta anche di preziose apparizioni, come quella al fianco di Jon Bon Jovi durante il discorso inaugurale del presidente Barack Obama alla Casa Bianca nel 2009. O anche quella solida rivisitazione di Love Reign O’er Me degli Who al Kennedy Center Honors in un tributo che ha fatto letteralmente commuovere Pete Townshend e paralizzato Roger Daltrey. La sua discografia abbraccia così 5 decadi, ma è proprio nell’ultima che è stata finalmente riconosciuto il suo valore tra le migliori voci femminili d’America.
Nel2005 haregistrato l’album I’ve Got My Own Hell to Raise, che è valso anche una nomination al Grammy al produttore Joe Henry, uno dei più grandi cantautori americani contemporanei ed accidentalmente cognato di Madonna. Lo stesso Henry riflette sul valore assoluto di queste performance, ribadendo come Bettye abbia sbaragliato la concorrenza tanto nell’ambito soul che in quello blues, riportando finalmente alla luce un talento per troppo tempo oscurato dai media. Il suo non è un ritorno, nonostante la percezione comune del pubblico, la sua attività non si è mai drasticamente interrotta, semmai ha conosciuto oggi strade migliori per contemplare la notorietà. Altri due album fecero seguito a quella fortunata esperienza:The Scene Of The Crime del 2007 e Interpretations: The British Rock Songbook del 2010.
Oggi è un nuovo mattino, e dopo l’accordo siglato con la britannica Cherry Red, Bettye stringe di nuovo la facoltosa alleanza con Joe Henry, per ribadire la sua statura nel sorprendente Worthy, un album di cover fuori dal comune. La regina del soul si confronta così con 11 brani-capolavoro scritti da giganti che rispondono ai nomi di Mick Jagger & Keith Richards, Bob Dylan, John Lennon & Paul McCartney, Mickey Newbury, Beth Nielsen Chapman & Mary Gauthier (che han proprio siglato la title-track) e dello stesso Joe Henry. Un talento straordinario celebrato alla soglia dei 69 anni, una storia ancora aperta e non di meno affascinante.