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Ascolta il singolo ‘Bolero’, esordio tropical pop del duo CANARIE

CANARIE
Ascolta il singolo ‘Bolero’, esordio tropical pop del duo Canarie
. Guarda il lyric video di ‘Bolero’ – 

 

Bolero è il primo singolo di Canarie, il nuovo caldo habitat musicale creato da Paola Mirabella (honeybird & the birdies) e Andrea Pulcini (Persian Pelican). 

Il brano fotografa con ironia come le stagioni della passione e gli oscuri oggetti del desiderio cambino con il passare del tempo.

Paola e Andrea a proposito del brano: “Il titolo prende spunto dalla celebre coreografia che Maurice Béjart ideò per il Bolero di Ravel. Su di un grande tavolo circondato da un pubblico indefinito, i due protagonisti della storia mettono a nudo la loro vita di coppia. Una danza erotica e viscerale che si snoda instancabilmente su se stessa. Una storia troppo conosciuta e allo stesso tempo sempre nuova”.

 

Copertina Bolero 3 (1)

Info CANARIE:
. https://www.facebook.com/pg/canariemusica/
. https://www.instagram.com/canariemusica/
. https://www.youtube.com/channel/UCmfVraXyMOc3-sFSdGq-aWQ

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ULRIKA SPACEK, ‘Modern English Decoration’ – Secondo album degli Ulrika Spacek, dal 2 giugno per Tough Love Records.

‘Modern English Decoration’, secondo album degli Ulrika Spacek, dal 2 giugno per Tough Love Records.
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‘Modern English Decoration’ arriva ad un anno di distanza dall’ottimo ‘The Album Paranoia’,
salutato dalla stampa inglese come uno dei migliori dischi indie rock del 2016.

Gli Ulrika Spacek sono una delle band più interessanti della scena psych inglese,
influenzati dagli innumerevoli ascolti di Sonic Youth, Mercury Rev, My Bloody Valentine, Deerhunter e The Horrors.
‘Modern English Decoration’ segna un evoluzione stilistica nel suono della band di Rhy Edwards e Rhys Williams,
con un sound più curato e originale.

Il nome Ulrika Spacek arriva dall’unione dei nomi di Ulrika Meinhof, giornalista e rivoluzionaria tedesca, co-fondatrice della R.A.F.,
e dell’attrice americana Sissy Spacek.


Ascolta ‘Full of Men’ e ‘Mimi Pretend’, primi estratti dal nuovo album degli Ulrika Spacek:
. ‘Full of Men’ – 

. ‘Mimi Pretend’ – 

 
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ULRIKA SPACEK – ‘Modern English Decoration’
dal 2 giugno per Tough Love Records
Tracklist:
1.Mimi Pretend / 2. Silvertonic / 3. Dead Museum / 4. Ziggy 
5. Everything, all the time / 6. Modern English Decoration / 7. Full of Men 
8. Saw A Habit Forming / 9. Victorian Acid / 10. Protestant Work Slump


Membri fondatori degli Ulrika Spacek sono Rhys Edwards e Rhys Williams, entrambi di origine tedesca e nati e cresciuti a Berlino. Il lavoro degli Ulrika Spacek è stato influenzato dai ripetuti ascolti di classici del kraut rock, di shoegaze inglese e dell’indie rock degli anni ‘90. Il sound neo psichedelico degli Ulrika ricorda la linearità ritmica dei NEU! e la veemenza noise dei migliori Sonic Youth.

Il nuovo ‘Modern English Decoration’ è la diretta evoluzione dell’esordio uscito nel 2016, ma anche un lavoro composto in modo differente da quanto fatto in passato. Se ‘The Album Paranoia’ era stato composto principalmente da Rhys Edwards e Rhys Williams il nuovo lavoro è frutto del lavoro di tutti e cinque i membri della band.

Un lavoro da non perdere per gli amanti dello shoegaze, dell’indie rock e delle sue nuove derive psichedeliche.

‘Modern English Decoration’ degli Ulrika Spacek uscirà il 2 giugno per Tough Love Records

Info Ulrika Spacek:
. http://www.ulrikaspacek.com
. https://www.facebook.com/ulrikaspacek
. https://twitter.com/ulrikaspacek
. https://www.instagram.com/ulrikaspacek/

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Esordio degli Zombiero Martìn per la neonata Coypu records – ‘Fur Laboratory Skin Maker’, dal 30 Ottobre nei negozi e digital store

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Il 30 ottobre è in uscita l’esordio degli Zombiero Martin, ‘Fur Laboratory Skin Maker’. ‘Fur Laboratory Skin Maker’ è anche la prima pubblicazione della neonata Coypu records, nuova label della scena indipendente italiana. Goodfellas distribuirà l’intero futuro catalogo della label pesarese – https://www.facebook.com/CoypuRecords 

Gli Zombiero Martin sono un trio post punk proveniente da Fano, amanti della forma wave newyorkese dei Talking Heads
e delle moderne peripezie rock n’ roll dei Thee Oh Sees, l’oscuro amore garage dei Crystal Stilts e la ricerca melodica lo-fi dei Best Coast.

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Halloween questo anno arriva prima, il 30 ottobre con l’esordio degli Zombiero Martin.

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Sharon Van Etten, Nuovo Ep

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Sharon Van Etten non ha mai avuto necessità di grandi spazi per rivelare grandi intenzioni. Con quattro album pubblicati negli ultimi sei anni, è divenuta una delle più astute cartografe del cuore, abile nel catturare tribolazioni emotive e trionfi umorali con linee incisive ed una voce che non perde nulla nella traduzione e trasmissione dei sentimenti. Il suo secondo, epico, disco ha avuto bisogno di appena sette trace per rispettarne il titolo. ‘Tramp’ del 2012 e lo straordinario ‘Are We There’ dello scorso anno hanno definitivamente aperto le porte dell’anima, consentendo a Sharon di albergare sentimenti universali in piccoli ambienti. Dall’inizio fino alla recente straordinaria affermazione, Sharon Van Etten ha da sempre compreso l’impatto ‘economico’ delle composizioni. Non dovrebbe giungere come una sorpresa che il suo nuovo Ep di cinque tracce per Jagjaguwar ’I Don’t Want to Let You Down’ documenti  un senso di resa e scoramento, ammettendo responsabilità e disillusioni in un’offerta distillata di appena 22 minuti.

Prodotte dalla stessa autrice con Stewart Lerman, già in regia per ‘Are We There’, queste canzoni sono così sofisticate da spiccare immediatamente nella discografia della nostra. Supportata da una sezione d’archi nel corso di ‘I Always Fall Apart’, la sua voce si erge insieme al suo piano. Le sue armonie prismatiche tradiscono anche l’ammissione celata al centro del brano, uno degli spunti lirici più autobiografici di sempre: “You know I always fall apart/It’s not my fault/It’s just my flaw/It’s who I am”.  La disperazione insita nel titolo si erge nei quattro minuti di musica in cui le chitarre si fanno più grandi e le armonie si espandono. Adam Granduciel e David Hartley dei War on Drugs si uniscono a Stuart Bogie degli Antibalas, Peter Broderick ed Heather Woods-Broderick per ‘Pay My Debts’. Il pezzo più lungo dell’Ep, un numero cinematico con riferimenti sparsi al filone shoegaze. L’Ep si chiude con una rivisitazione live di ‘Tell Me’, una demo dall’album ‘Tramp’, con l’accompagnamento del quartetto che è ufficialmente la sua touring band, il pezzo diviene una battaglia interiore in cui la Van Etten coltiva i suoi poteri. E’ una mappa della progressione della cantante dalla dimensione di songwriter acustica a vera e propria leader di un gruppo, una precisazione di come la sua efficienza aldilà della dimensione più intima sia divenuta una costante.

http://www.youtube.com/watch?v=o9-_zXnFGOs

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Sufjan Stevens, Elegiaco Pop

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Ci riferiamo a questi tempi come aggressivi; l ‘incomunicabilità, il continuo affannarsi, la ricerca di un intimo benessere a discapito del prossimo: tutti elementi che in maniera repentina descrivono la nostra buia modernità. La musica per Sufjan Stevens è da sempre lo specchio di una natura distante dalle psicosi quotidiane, un’oasi di pace in cui riflettere e procreare. Lontano dall’asfissiante rincorrersi delle notizie mattutine, anni luce dal traffico frenetico della metropoli, un luogo della mente dove le melodie vanno ad adagiarsi sul pentagramma, al fine di costituire un invidiabile idillio.

Ci vuole un’attenzione estrema per sintonizzarsi con il mondo di Sufjan Stevens, fuori dalla porta occorre lasciare ogni stato ansiogeno, perché siamo al cospetto della terapia più docile, prossimi a quegli umori materni che usavano cullarci nottetempo. E’ un ritorno deciso alla scrittura più soffusa ed acustica, dopo gli esperimenti multimediali che hanno portato il nostro a confrontarsi a tutto tondo con l’avanguardia, approdando con successo anche nel circuito dei teatri off della East Coast. Finanche gli esperimenti di natura più elettronica ed r&b possono essere messi in disparte, della liaison con Son Lux e Serengeti non c’è infatti traccia in questo ‘Carrie & Lowell’. Annunciato in pompa magna per fine marzo sul marchio di casa Ashtmatic Kitty.

Torna al suo universo mistico ed al contempo casalingo Sufjan, usando quelle stesse metafore che lo hanno portato al successo indipendente. Un disco rassicurante, che sembra stridere con l’angustia dei tempi moderni, un lavoro che trasmette fiducia, immediatamente. Le buone vibrazioni verranno così accolte con un sospiro di sollievo dai fan della prima ora, i primi a sentire la necessità di un ritorno all’intimismo primigenio, a quell’essenzialità che ne aveva fatto un piccolo principe nello sterminato campo degli autori contemporanei. Che nessuno si azzardi a mettere al bando la filosofia, quelli che assaporerete sono ben 44 minuti focalizzati sulla mortalità, la memoria e la fiducia. Sono undici canzoni – comunemente intese – ed ognuna di esse ricorre ad una fragile melodia, fino a trascendere in una solenne inno moderno. Racconta gli affronti e l’impurità di questo universo, dove la tecnologia spesso diviene una scusante (fonte di enormi distrazioni), dove il sesso cibernetico assume piaghe sempre più tragiche e dove l’idea del mito e del miracolo è sempre più soffocata dall’incontrastato ego dei singoli. Le parole di Sufjan sono un incoraggiamento, un messaggio di speranza in un mondo che continua a roteare follemente su sè stesso. L’atmosfera elegiaca del disco ci consegna uno degli autori più puri del nostro tempo, un divino cantastorie, un usignolo la cui buona novella timidamente si deposita sullo zerbino di casa.

Info:

http://www.asthmatickitty.com/

https://www.facebook.com/pages/Sufjan-Stevens/73949695413?fref=ts

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Bèbè Donge, Musica e Fumetti

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“Le verità di Bébé Donge” è l’esordio – targato Goodfellas – del collettivo di creativi romani (musicisti, fumettisti, sceneggiatori, registi ed attori), che si lega a doppio filo alla trama dell’omonimo romanzo noir del popolare scrittore belga Georges Simenon, in cui la protagonista (Bébé Donge, per l’appunto) tenta di uccidere suo marito avvelenandolo senza evidenti motivazioni. Grazie alla matita della fumettista Valentina Griner, con la supervisione di David “Diavù” Vecchiato, ed alla musica di un collettivo cui è affidato l’arduo compito di scrivere ed interpretare 10 brani che rappresentino i 10 momenti clou del romanzo, la storia riprende vita dando voce alla protagonista.

Mentre il fumetto utilizza una linea sintetica ed immediata accostata ad una tavolozza di colori scelti, in chiave narrativa, a richiamare pubblicazioni e riviste anni cinquanta, l’album è ricamato attorno ad un sound che strizza l’occhio alle colonne sonore italiane e francesi degli anni ’60 e ’70 ma che non disdegna virate verso rock’n’roll, garage e rythm’n’blues. Sono cinque i musicisti coinvolti: Fiammetta Jahier (RevHertz), autrice di testi e liriche; Federico “JolkiPalki” Camici (Honeybird & The Birdies, Kento & the Voodoo Brothers, Adriano Bono), produttore dell’album; Emiliano Bonafede (Leo Pari, Roy Paci); Tommaso Calamita (Rare Tracce) e Giuseppe Coglitore (Lemmings, Piotta).

Già premiato ai Nastri d’Argento nel 2013, grazie ad un videoclip curato da Gianfilippo Guadagno – realizzato usando esclusivamente materiali dell’Istituto Luce – nell’ambito del concorso “MusicaLuce”, e dopo l’acclamata anteprima del dicembre 2014 al “Noir In Festival” di Courmayeur, il collettivo giunge alla prima pubblicazione e alla vigilia di un tour che possa mettere insieme le varie forme espressive coinvolte: concerto e video art, mostra di fumetto ed inserti cinematografici, grazie anche alla collaborazione dello stesso “Noir In Festival” che ha patrocinato lo spettacolo.

Il cerchio della multidimensionalità artistica si chiude, quindi, con la messa in scena, prevista per marzo 2014, incui il concerto viene integrato con i lavori del videomaker Gianfilippo Guadagno e coordinato dalla regia di Simone Iovino e Silvia Spernanzoni, autori di un’ulteriore parte drammaturgica. Le canzoni si intersecano ad un mockumentary in cui diversi personaggi presenti nel romanzo di Simenon raccontano le loro sensazioni sul caso Bebé Donge, in un gioco di richiami con i testi dei brani che avvolgono completamente lo spettatore nel grande romanzo e nei suoi stessi interrogativi. Il cast dei filmati si avvale di attori del calibro di Pietro De Silva, nei panni dell’avvocato difensore, Veronica Liberale, nei panni della domestica di casa Donge, Silvia Frasson, nelle vesti della compagna di cella, Annamaria Zuccaro, nelle vesti della migliore amica di Bebè Donge, Glenda Canino, nei panni della sorella di Bebè.

La presentazione del progetto avverrà al Monk Club di Roma il 27 marzo 2015.

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FUGAZI DEMO_700

Fugazi, il demo!

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Gennaio 1988, dopo appena dieci apparizioni dal vivo i Fugazi decidono di recarsi ai locali Inner Ear Studio, giusto per trasferire su nastro il risultato delle loro effervescenti e spontanee apparizioni in pubblico. Fermare il momento, carpe diem. Undici canzoni, dieci delle quali furono sistematicamente ‘sdoppiate’ e distribuite gratuitamente su nastro ai loro concerti, gratuitamente, seguendo peraltro un’etica già fortificatasi nel corso degli anni di militanza nella scena washingtoniana. La spinta a mettere ulteriormente in circolo questi materiali fu opera della band, che insistette affinché i giovani sostenitori potessero a loro modo duplicare i contenuti della cassetta.

L’unica canzone che ebbe una distribuzione ufficiale – ‘In Defense of Humans’ – apparve sulla storica raccolta manifesto ‘State Of The Union’ nel lontano 1989. Dopo la bellezza di 26 anni, Dischord decide di pubblicare ufficialmente l’intera session aggiungendo peraltro un brano – Turn Off Your Guns – non incluso nel nastro originale. Il mastering è stato curato da TJ Lipple per offrire i migliori risultati sia nel format digitale che vinilitco.

Questa pubblicazione coincide con il completamento del sito web Fugazi Live Series, in cui molte incisioni storiche dl gruppo di Washington DC verranno rese pubbliche e condivisibili attraverso il peer 2 peer.  Lanciato nel 2011, il sito include dettagliate informazioni su oltre un migliaio di concerti, documentati esclusivamente dalla band o dal loro ampio pubblico di fedelissimi. Una risorsa quasi inesauribile per continuare  a caldeggiare l’ultimo bastione indipendente dell’underground americano, in attesa di qualche fantomatica reunion…

http://www.youtube.com/watch?v=vrkI_Q3NHAo

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Viet Cong, L’eredità Degli Women

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Ci vogliono appena sessanta secondi del brano d’apertura ‘Newspaper Spoons’ per pronunciarvi sul carattere invernale dell’album di debutto di  Viet Cong. Per certo il disco è aspro nei toni, ferisce, insinuando acumi velenosi sottopelle. E’ il lavoro della proverbiale maturazione, dopo che il recente Ep per Mexican Summer ne aveva già illustrato la metodica strategia. Siamo in pieno fermento wave e la polaroid dei Viet Cong non è affatto sbiadita. Passando in rassegna i momenti più galvanizzanti di un’intera scena – quella britannica ad onor del vero – i nostri ci regalano una palpitante cronistoria che mai rinuncia alla citazione d’autore. Un ritmo marziale, una melodia minacciosa, una chitarra tagliente, tutto al momento giusto, come in una minuziosa carrellata cinematografica.

E’ lo stato dell’arte del post-punk, quello che molti protagonisti contemporanei hanno solo apparentemente sfiorato, mancando quel tocco risolutivo sotto porta. Le capacità realizzative dei nostri non sono infatti in discussione, l’abilità nel ricreare quelle atmosfere crepuscolari ha del divino. Predestinati in fin dei conti. Il loro maggior dono è la capacità di umanizzare pietre grezze, solchi glaciali di vinile, ricavando una carica emotiva che è il loro maggior vanto. Registrato  in un fienile trasformato per l’occasione in uno studio di registrazione – in Ontario, parecchio fuori mano – il disco si regge su sette febbricitanti episodi già opportunamente testati dal vivo. Jagjaguwar è così lieta di introdurre la creatura definitiva di Pat Flegel in combutta con Mike Wallace, Scott Munro e Daniel Christiansen. Flegel e Wallace (rispettivamente chitarra/voce e batteria) tornano per certi versi all’ovile, ricomponendo la brusca frattura che aveva portato allo scioglimento dei Women, prodigiosi interpreti dell’indie più avveniristico, scomparsi a mala pena dopo due album. Fu un lutto a decretare la fine di quella ispirata esperienza, la disgraziata morte nel sonno del chitarrista Christopher Reimer pose la pietra tombale sui Women.

Si riparte con le figure di basso di  ‘Silhouettes’, quasi un’ ode ai Joy Division, uno dei punti fermi di questa nuova  raccolta di potenziali singoli che girano sullo struggimento interiore per cercare una nuova via oltre il crepuscolo quotidiano. Preziosa anche ‘Continental Shelf’ un gioiello proto-punk ipercinetico che conferma semmai l’asse su cui il gruppo muove. L’urgenza dei migliori artigiani white-funk unita alla proverbiale mise del rock gotico, in sintesi questo il gioco di specchi su cui poggia l’omonimo esordio lungo dei quattro. Desolate poesie periferiche pronte ad intersecare la vostra impenitente esistenza.

http://www.youtube.com/watch?v=hdMz7BUtOvk

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Spittle news: Plastic Trash

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Magari all’epoca non sembrava evidente come lo è oggi, ma i Plastic Trash avevano un nome maledettamente anni ’80. Fondamentale questa ristampa della Spittle che ci regala – intaccate – le medesime emozioni del tempo, destinando il giusto palcoscenico ad una delle più diverse realtà dei sotterranei italici. Disposte in ordine cronologico, le quindici canzoni costituiscono l’intera eredità della band a livello di incisioni in studio, di materiale di prima scelta e non scarti di lavoro, come magari suggerito da un titolo privo di qualsivoglia velleità autocelebrativa. Lo stile della band accarezzava le ipotesi più romantiche della wave inglese, tra efficaci alchimie di chitarre, tastiere e ritmica. Una pagina gloriosa del post punk emiliano, qui completa e pronta a stupire nella sua attualità. 

Sono stati tutt’altro che la classica meteora, i Pla’sticost, come provato da una carriera che si e’ snodata per un bel pezzo, concedendosi persino una reunion mordi e fuggi in occasione del trentennale. Se il nome del gruppo vicentino e’ scolpito nella storia del rock italiano i meriti sono però soprattutto del mini- lp d’esordio, anno domini 1983, che non a caso è in testa alla scaletta di questo cd. Anche il resto e’ motivo di interesse: ‘Panorama Panorama’ fu incisa poco dopo per Rockgarage compilation vol.4 e recuperata nel 1987 in ‘Evviva Evviva’, il successivo 12″ep che ratificò una sorta di svolta pop. Tranne ‘Notte Inquisitoria’, pubblicata nel 1982 in Rockgarage compilation vol.1, nessuno degli altri dodici episodi uscì all’epoca su disco ma tutti ebbero diffusione su cassette amatoriali.

http://www.youtube.com/watch?v=KUU8RMWxzc8

Elementi di portfolio