Wire, Eterna Giovinezza
Esattamente dall’anno della loro nascita – il 1976 – proprio a due passi dalla rivoluzione contro-culturale del punk, i Wire hanno creato musica in una maniera sovversiva ed oltremodo concettuale, appartandosi con decisione in universo singolare, distanti anni luce dalle idee dei loro contemporanei. Per Colin Newman ovviare alle perentorie trovate della tradizione è stato quasi un obbligo: la progressione dei tre accordi è stata da sempre semplicistica, meglio dunque optare per un solo che potesse ripetersi all’infinito nell’accorato gioco minimalista. O anche due accordi che invece mettessero in evidenza una palese dissonanza.
L’altro tratto saliente per il bassista/cantante Graham Lewis è da ricercarsi nella loro identità, definita dai più oscura e misteriosa. Una posa del resto non calcolata, cui il gruppo ha ovviato con una corroborante dose di ironia. Il tipico humor inglese in buona sostanza, pur se sepolto sotto detriti di elettricità. ‘I feel mysterious today’ del resto recitava uno dei loro più celebri affondi.
Tornata stabilmente in attività la band ci regala il suo tredicesimo album in studio, semplicemente omonimo, comprendente materiale in primis testato dal vivo, fatta eccezione per un singolo brano che Colin Newman ha portato in sala di incisione. L’idea era quella di ottenere la più spontanea reazione dai musicisti. Il disco è pieno di melodie pop, pesantemente influenzate dal sixties sound ma pur sempre trasversali. Assieme ai classici ritmi motorici sono identificabili i tratti salienti del loro vocabolario, anche se con una rinnovata freschezza di fondo. Le tracce base sono state registrate presso i Rockfield Studios di Monmouth, con le sovraincisioni perfezionate al Brighton Electric lo scorso dicembre, a seguito del festival organizzato dalla stessa band a Brighton: DRILL (proprio come l’album pubblicato per Mute nel 1991). Le 11 tracce presenti in scaletta sono quelle più genuine, nel rispetto delle quattro distinte personalità che ad oggi compongono il gruppo, compresa quella del più giovane chitarrista Matthew Simms, che ha circa 30 anni in meno della media dei membri fondatori. Ed è stato proprio Matt ad accelerare talune dinamiche, rendendo indispensabili le nuove composizioni in termini di catartica energia.
Un gruppo che non si è mai sminuito, alla ricerca di un’eterna fonte di giovinezza che potesse renderne il mito eterno.
http://www.youtube.com/watch?v=obaHP_7eV6I