LEE HAZLEWOOD – MGM Trilogy


Una trilogia concepita a cavallo tra il 1966 ed il 1967 per uno dei crooner di maggior successo della musica popolare americana. Un’opera di restauro lodevole quella effettuata dalla Light In The Attic, che fa ampia luce sul culto legato a questo autore spesso sottostimato. Una carrellata che si inaugura con ‘The Very Special World Of Lee Hazlewood’ del 1966, pubblicato originariamente da MGM,   disco che vede il nostro allontanarsi spesso e volentieri dai sentieri comunemente battuti, affrontando nello stesso contesto country, pop, mariachi e lounge music, in ibridi sensibili e vibranti.

Dischi orchestrati in maniera lussuosa ed ancora una volta destinati a mostrare l’atipico approccio alla vocalità del nostro, con il cantato spesso alternato al parlato. Il disco alterna cover di Frank Sinatra ed altri noti solisti (“Sand,” “Boots,” “So Long Babe,” “Summer Wine”– quest’ultima un duetto con Suzi Jane Hokom) ad alcune delle sue più rinomate composizioni, come ad esempio l’apertura in stile morriconiano di “For One Moment.” Un disco fatto di meravigliosi estremi. Nonostante gli sforzi della MGM di cercare un mercato esclusivo per il nostro – senza per forza ricorrere alla liaison coi Sinatra (padre e figlia), il nostro certo non si mostra così interessato al lavoro della casa madre. Per di più nel 1967 avrebbe dato vita al suo marcho – LHI  – costruendo in breve un piccolo impero commerciale. ‘It’s Cause and Cure’ (1967) veniva così lanciato dalla personale etichetta – pur con distribuzione MGM – aprendo nuovi interessanti scenari.

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Un universo ancora colorato, officiato da tocchi french ye-ye (“The Girls In Paris”) e addirittura ispanici nella chitarra di “Jose”. Ci sono poi gli archi che descrivono idealmente un’ode al tempo che passa – “The Old Man And His Guitar” – ed epiche western su una tribù di nativi americani (“The Nights”). E queste sono solo le prime 4 tracce. Altrove la follia honky tonk di “Suzi Jane Is Back In Town,” il jangle alla Byrds di “In Our Time” e – sul versante  bonus tracks – una strumentale intitolata “Batman”. In assoluto uno dei lavori più eclettici concepiti dal nostro.

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Cambiano le cose in ‘Something Special’, dove gli arrangiamenti orchestrali vengono in qualche misura ridimensionati a favore di un gusto più espressamente jazz e blues, completato dagli scatti vocali del collaboratore Don Randi. Un disco che presenta l’aspetto più notturno di Hazlewood , tra fosche ballate acustiche e voluttuose aperture r&b, approccio che avrebbe investito uno dei suoi futuri capolavori assoluti  ‘Requiem For An Almost Lady’. Al solito impeccabile il lavoro della label di Seattle, nel restauro dei nastri originali e nella lussuosa veste grafica che accompagna ambo i formati. Estesi poi i cenni biografici e le foto d’epoca che accompagnano questa meticolosa opera d’archivio.

Info Lee Hazlewood:

http://lightintheattic.net/artists/410-lee-hazlewood

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